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Convivere. Prospettive per un umanesimo in Europa oggi
di Carmelo Dotolo

Il presente intervento desidera riflettere sul valore e la possibilità di un nuovo umanesimo, attraverso un angolo di lettura: la convivialità delle differenze, autentico tema generatore per guardare in modo differente al cammino dell’Europa. L’Europa è un’idea complessa che va oltre la denominazione geografica, poiché racchiude eventi e relazioni che la rendono un’entità storica particolare e, per certi versi, unica (cf. R. A. SIEBENROCK, Europa: un tentativo di definizione, in Concilium XL (2004) 20-34). Nel suo statuto originale v’è un pathos per la libertà e la scoperta del soggetto come coscienza individuale distinta dalla natura e dalla società, ma anche l’esperienza storica di paure traumatiche, che hanno attraversato in lungo e largo i territori europei. Essa nasce da profonde crisi che hanno reso evidente la radicale fragilità dei rapporti umani e dei valori di riferimento. Al tempo stesso, però porta con sé il principio-speranza inscritto nelle religioni che hanno alimentato e indicato cammini etici e risorse spirituali, perché fosse affermato senza riserve la centralità dell’uomo, nonostante le sue vulnerabilità. In questo quadro di riferimento, la rinnovata attenzione alla dimensione sociale, culturale e politica della religione, include tutte le religioni, con la loro diversità e con il contributo che possono dare. Non è un caso che la bozza di Costituzione sottoposta all’approvazione degli stati membri dell’Unione Europea, menziona in più parti la religione, tutelando la libertà e la diversità e combattendo ogni discriminazione fondata sulla religione (art II-10; II-21; III-8). Si tratta di una duplice conferma: l’idea di libertà religiosa e uguaglianza rappresenta un orizzonte condiviso dalla maggioranza degli europei, e la convinzione che le diverse religioni svolgono un ruolo complementare e non conflittuale nella costruzione dell’Europa. Per questo, appare interessante ripensare la proposta del politologo di Gottinga, Bassan Tibi, di un euro-islam (Euro-Islam. L’integrazione mancata, Marsilio, Venezia 2003), che considera come opportunità unica l’integrazione dei musulmani in Europa, rendendo compatibili i valori morali e religiosi dell’Islam con la storia della libertà politica e della costituzione europea. Non è, forse, un segno di quel cammino faticoso, ma appagante, di un nuovo umanesimo del convivere?

 

 

(tutto il testo è disponibile in formato pdf)