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La nuova evangelizzazione tra postmodernità e ricerca religiosa
di Carmelo Dotolo

1. Nuova Evangelizzazione e segni dei tempi

È specifico del cristianesimo il ridirsi costantemente all’interno dei differenti contesti culturali, i quali vivono il dinamismo della ricerca e del cambiamento. Anzi, sarebbe in contrasto con la sua identità pensare il contrario. L’importanza e l’insostituibilità del dinamismo dell’evangelizzazione è, quindi, il tratto caratteristico della missione della chiesa, la quale è chiamata a una costante e nuova scrittura della storia che, in relazione all’evento che l’ha instaurata, Gesù Cristo, produce delle differenze promotrici di cultura. È nell’orizzonte di tale relazione che si configura uno stile interculturale segnato dal dialogo e dalla condivisione di un annuncio interessante.

Ciò nonostante, appartiene alle acquisizioni della riflessione teologica e pastorale, il fatto che l’annuncio della novità cristiana vive una paradossale tensione: da un lato, il Vangelo si caratterizza per un’interessante capacità di provocare l’uomo e le sue visioni del mondo e della vita; dall’altro, sperimenta un certo disincanto nei confronti di stili di vita, modelli di pensiero, criteri etici che urtano contro orizzonti che rivendicano autonomia progettuale e libertà decisionale. Sta qui la faticosa elaborazione di una relazione tra il progetto del Regno e il desiderio dell’uomo di costruire un mondo più abitabile e conviviale. Questo, in ragione del fatto che un processo di evangelizzazione senza un’adeguata lettura dei segni dei tempi, rischierebbe di essere irrilevante e poco credibile.

Entro queste premesse, si comprende la tensione creativa che anima l’idea di evangelizzazione della cultura, dalla cui progettualità può dipendere la capacità di futuro del cristianesimo stesso. La questione che si profila è, dunque, relativa alla modalità di traduzione del significato di evangelizzazione, della sua legittimità in rapporto alle ipotesi che ogni cultura e religione contengano le risposte alle inquietudini della condizione umana. Il motivo sta nella complessità dei nuovi areopaghi, come osserva Giovanni Paolo II, Redemptoris missio, n. 37, espressione e indice del mutamento culturale della contemporaneità. O, come si legge nei Lineamenta del Sinodo dei Vescovi su La nuova evangelizzazione. Per la trasmissione della fede cristiana, di particolari scenari nuovi che interpellano la qualità dell’annuncio. «Qui trova il suo specifico e la sua forza lo strumento della nuova evangelizzazione: occorre guardare a questi scenari, a questi fenomeni sapendo superare il livello emotivo del giudizio difensivo e di paura, per cogliere in modo oggettivo i segni del nuovo insieme alle sfide e alle fragilità. “Nuova evangelizzazione” vuol dire, quindi, operare nelle nostre Chiese locali per costruire percorsi di lettura dei fenomeni sopra indicati che permetta di tradurre la speranza del Vangelo in termini praticabili» (n. 7)

(tutto il testo è disponibile in formato pdf)