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Identità cristiana e mutamenti culturali: quali orientamenti?
di Carmelo Dotolo

Ha il Vangelo la capacità di creare le condizioni per un progetto di vita qualitativamente differente rispetto agli orizzonti esistenziali contemporanei? E' pensabile uno stile cristiano che possa essere al servizio di una ricerca di umanità e di senso che si profila negli areopaghi della spiritualità post-moderna? O, forse, ci si deve accontentare di pensare al tramonto del cristianesimo come ad una logica imposta dall'urto della storia? Il peso di tali interrogativi va misurato sulla potenzialità effettiva della salvezza cristiana per vivere e vivere bene oggi, nella ipotesi, da rimettere in gioco, che la fede sia una reale opzione per l'offerta di significati autentici. E questo per un motivo preciso, come evidenzia R. Fisichella: "Il contesto della domanda di senso, pertanto, non può essere confinato all'interno di una ristretta e pessimistica Weltanschauung contemporanea. L'orizzonte è da riportare, piuttosto, alla condizione storica fondamentale dell'esistenza personale e all'autoconsapevolezza peculiare di ognuno di essere responsabile della propria vita"(1).

Da questa angolatura, emerge la difficoltà a perimetrare gli spazi della richiesta generalizzata di senso che si è prodotta recentemente nelle società occidentali, intendendo con ciò non soltanto la capacità di rispondere ai problemi del significato (da sempre affrontati dal sistema religione), ma anche alla questione più ampia della istanza di identità, che sembra naufragare nella difficoltà a delineare il valore della identificazione e di appartenenza(2). Ciò si riflette sulle dinamiche della identità cristiana, la cui fluttuazione non è solo un dato sociologico, ma di interpretazione del messaggio evangelico nell'incontro con quel mutamento culturale che ha imposto altri canoni di lettura della realtà. Il punto nodale sta nel rischio di un'amnesia culturale della fede, cioè nella sua distanza con le strutture di credibilità della cultura oggi, amnesia che ridurrebbe ancor di più lo spazio di dicibilità e significatività del cristianesimo. L'avvertenza di C. Duquoc non è di poco contro. "E' accettabile che il legame tra la tradizione che si è materializzata in Occidente e la fede sia così pregnante che l'oblio del suo valore significante si risolva, non provvisoriamente per un effetto di moda, ma strutturalmente, in una svalutazione della fede stessa?"(3).

Al tempo stesso, va registrato l' interesse analitico del ritorno della religione quale possibile orizzonte valoriale per l'umano, qualunque siano le forme del suo manifestarsi. Di fronte allo stemperarsi di motivi e ideali di identificazione pubblica e privata, la religione sembra farsi interprete di valori sostantivi e di risorse simboliche di significato(4), in quanto ritenuta capace di compensare lo squilibrio e la conflittualità della contemporaneità, a tal punto che si è parlato di una inedita richiesta di deprivatizzazione della religione stessa proprio in funzione della sua utilità psicologico-culturale. Tuttavia, tale ritorno non sembra sgomberare il campo dalla impressione, tutt'altro che infondata, che la religione, compreso il cristianesimo, non riescano più ad organizzare l'esistenza nella sua globalità, rimanendo ai margini delle esperienze di vita come momenti frammentari e provvisori, dotati, cioè, della fruibilità del momento. Sta qui, probabilmente, la ragione di una proporzionale de-istituzionalizzazione della religione che sembra tatticamente a proprio agio con la logica dell'appartenenza, per motivi di affrancamento dalla solitudine esistenziale. Il che non esclude l'eventualità di un inizio diverso della propria esperienza di fede.   All'influsso di tale clima, non è protetta neanche la fede cristiana, la quale, anzi, appare soggetta ad lenta e progressiva decostruzione della sua novità, a tale punto che l'indicazione della fine o, comunque, della crisi del cristianesimo è più di un semplice slogan ad effetto(5). Al di là di una adeguata lettura statistica, la sensazione che a livello culturale il cristianesimo sia in una situazione di minoranza è avvertita anche all'interno dell'Europa, con una serie di conseguenze sul piano della capacità dialogica e di incontro con appartenenze diverse. "In una situazione minoritaria molti sentono il bisogno di delineare meglio la loro identità e di avere dei segni della loro differenza rispetto agli altri. Con il pericolo evidente del ripiegamento identitario, che minaccia ogni religione del nostro tempo e suscita forme di fondamentalismo. Come accettare di essere minoritari senza diventare una setta? Questa è una parte della sfida"(6).

Pertanto, l'esigenza di individuare lo specifico della fede cristiana entro la profonda trasformazione culturale della società mondiale, richiede una attenzione alla complessità delle sfide che la post-modernità presenta.


(tutto il testo è disponibile in formato pdf)

Note:

1. R. FISICHELLA , La via della verità. Il mistero dell'uomo nel mistero di Cristo , Milano 2003, 21.
2. Cf. ad esempio la riflessione di F.S. CAPPELLO - E. PACE - L. TOMASI , «Il pluralismo etico sociale», in F. GARELLI - G. GUIZZARDI - E. PACE (a cura), Un singolare pluralismo. Indagine sul pluralismo morale e religioso degli italiani , Bologna 2003, 215-248.
3. C. DUQUOC , «Fede cristiana e amnesia culturale», in Concilium 35 (1999) 160.
4. Rinviamo a R. DE VITA - F. BERTI (ed.), La religione nella società dell'incertezza. Per una convivenza solidale in una società multireligiosa , Milano 2001.
5. Può essere indicativo il confronto con quanto sostiene R. RÉMOND , Le christianisme en accuasation , Paris 2000. Al di là di qualsiasi valutazione definitiva cf. P. VALADIER , La Chiesa chiamata in giudizio. Cattolicesimo e società moderna , Brescia 1989, 105-160; B. FORTE , Dove va il cristianesimo? , Brescia 2000, 133-155. G. VATTIMO - P. SEQUERI - G. RUGGERI , Interrogazioni sul cristianesimo. Cosa possiamo ancora attenderci dal Vangelo? , Roma-Fossano 2000; F. KAUFMANN , Quale futuro per il cristianesimo? , Brescia 2002;   C. DUQUOC , Cristianesimo, memoria per il futuro , Brescia 2002; E. DREWERMANN , C'è speranza per la fede? Il futuro della religione all'inizio del XXI secolo , Brescia 2002;   G BOTTONI (ed.), Fine della cristianità? Il cristianesimo tra religione civile e testimonianza evangelica , Bologna 2002;   M. BELLET , La quarta ipotesi sul futuro del cristianesimo , Sotto il Monte BG 2003.
6. B. CHENU, La Chiesa, popolo di profeti , «Parola Spirito e Vita» 41 (2000) 243.