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MLT 1004 – Dibattito cristologico

Una delle tematiche più importanti nella riflessione teologica del pluralismo religioso è il ruolo della mediazione salvifica Gesù Cristo all’interno della questione del valore salvifico delle religioni. La particolarità dell’evento cristologico esige una interpretazione della specificità del paradosso che rappresenta il messaggio e la prassi di Gesù Cristo in rapporto alla storia della salvezza. Il corso intende presentare: 1 le linee fondamentali del dibattito cristologico nel contesto interreligioso circa la singolarità e universalità di Gesù Cristo; 2 il significato del messianismo di Gesù come orizzonte storico del suo messaggio, 3 l’evento della kenosis come chiave interpretativa per una interpretazione cristologico-trinitaria del pluralismo religioso.

 
Testi base:
V. BATTAGLIA – C. DOTOLO (edd.), Gesù Cristo, Figlio di Dio e Signore, EDB, Bologna 2004; G. COLZANI – P. GIGLIONI – S. KAROTEMPREL (edd.), Cristologia e Missione oggi, Urbaniana University Press, Roma 2001.
 
Testi ausiliari:
P. CODA (ed.), L’Unico e i molti. La salvezza in Gesù Cristo e la sfida del pluralismo, PUL-Mursia, Roma 1997; M. CROCIATA (ed.), Gesù
 

Schema di sintesi per il corso:

1. Premessa
Una delle questioni più dibattute nell’approccio alla persona di Gesù di Nazaret è la possibilità o meno di accedere alla comprensione della sua figura e del suo mistero, attraverso quel movimento pendolare che va dalla storia alla fede e viceversa. L’interesse storico della ricerca, già documentato nei dati neotestamentari in cui l’annuncio di Gesù come il Cristo è legato ad una narrazione storico-salvifica, si accompagna alla particolarità del kerygma, dell’annuncio nel quale la fede cristologica va oltre il dato fenomenologico della persona di Gesù. Eppure, proprio tale intreccio interpretativo nel quale l’ermeneutica delle origini si coniuga con l’ermeneutica del significato della sua identità, sembra riaprire il dossier sulla realtà di Gesù e sulla sua singolarità all’interno dell’universo religioso; e con esso, il necessario equilibrio tra una ricerca storica e una intelligenza teologica che evitino sia le strettoie di uno storicismo inadeguato, sia la riduzione a un discorso mitico o simbolico. Non è un caso che la nota conferenza di E. Käsemann del 1953, che riapre il dibattito dopo l’ipoteca kerygmatica della ricostruzione bultmanniana, concluda con la convinzione che l’enigmaticità del Gesù storico pone una riserva critica nei riguardi di qualsiasi riduzione pregiudiziale della persona di Gesù. «La questione del Gesù storico è, legittimamente, la questione della comunità dell’evangelo nella discontinuità dei tempi e nella variazione del kerygma […] L’evangelo è legato a colui che, prima e dopo pasqua, si è rivelato ai suoi come Signore, ponendoli davanti al Dio vicino e di conseguenza nella libertà e responsabilità della fede […] Per questo, alla fin fine non è possibile classificarlo né in una prospettiva storico-religiosa, né in una prospettiva psicologica o storica. Se proprio dev’essere classificato in qualche modo, occorre parlare nel suo caso di contingenza storica. In questo senso, il problema del Gesù storico non è un’invenzione nostra, ma è l’enigma che egli stesso ci propone».(1) Ebbene, proprio tale questione sembra essere il leit-motiv che ha alimentato la ricerca su Gesù,

2. Le fasi storiche della ricerca

Scrive Den Heyer: «Reimarus introdusse un’idea che, da allora in poi, diventò una delle questioni più importanti nella discussione sul Gesù storico. Mentre per secoli si era ritenuta ovvia la continuità fra la vita di Gesù e la predicazione della comunità primitiva, Reimarus ne accentuò la discontinuità».(2)  E’ proprio la discontinuità diventava il criterio di lettura di Gesù, alimentando quel conflitto interpretativo che optava per una inconciliabile frattura tra l’immagine concreta di Gesù e quella che si delinea dalle testimonianze neotestamentarie, fino alle prime formulazioni dogmatiche. E’ da questa prospettiva che nasce la ricerca sul Gesù della storia. Fino al XVIII secolo, infatti, la questione era secondaria, poiché erano evidenti due presupposti: il valore storico dei vangeli a motivo del loro carattere di testi ispirati; gli autori riflettevano le circostanze storiche della vita di Gesù. La ricerca sul Gesù della storia che nasce alla fine del XVIII secolo, si sviluppa in tre fasi.
1) La prima che va da H. S. Reimarus a M. Wrede denominata Old Quest (1778-1906) o più semplicemente First Quest, elaborava uno scetticismo storico che sanciva la discontinuità radicale tra il profeta escatologico Gesù e la comunità cristiana, fino a configurare l’ipotesi di una marginalità della storicità di Gesù o, comunque, una funzionalità relativa alla vita di fede del credente. In estrema sintesi, la prima fase si concludeva con un ipoteca critica circa la conoscenza del Gesù storico. In particolare: a) l’impossibilità di approdare al Gesù della storia e di conoscerne la personalità; b) la categoria di mito era usata per spiegare buona parte del materiale evangelico; c) il fossato, per certi versi, incolmabile tra il Gesù della storia e il Cristo della predicazione apostolica; d) l’importanza determinante della creatività delle comunità ecclesiali primitive.
2) E’ in reazione a questa lettura che l’indagine storica su Gesù di Nazaret apre una stagione feconda di ricerca che, dopo la parentesi della No Quest (1921-1953) in cui la distanza tra il Gesù storico e la testimonianza della Chiesa diventa sempre più incolmabile, rimette al centro l’originalità del messaggio di Gesù, rintracciando in esso la possibilità di affermare la continuità tra il Gesù storico e il Cristo della fede. Lo evidenzia J. Jeremias: «Qualcosa è accaduto, qualcosa di unico, irripetibile, qualcosa mai avvenuto sinora. Abbiamo accumulato paralleli ed analogie nella storia della religione […] Tuttavia più analogie accumulavano tanto più chiaro ci appariva che il messaggio di Gesù è senza analogie».(3) Negli anni dal 1953-1985, la ricerca (New Quest) punta all’interpretazione-comprensione della continuità tra il kerygma e i fatti storici della vita di Gesù. Dinanzi alla posizione del grande esegeta protestante R. Bultmann, che insisteva sul fatto che Gesù rappresenta l’eloquente simbolo del rapporto di fede tra l’uomo e Dio, si profila la necessità di una criteriologia in grado di mostrare l’autenticità dei Vangeli e, così, ricostruire l’insegnamento di Gesù. In tal modo, si ponevano le basi per una rivalutazione della storicità dei vangeli, alla cui base  è rinvenibile, in forma implicita o germinale,  il kerygma cristologico già nella predicazione del Gesù prima dell’evento pasquale. Il che conduceva sulla soglia dell’identità della persona di Gesù e sulla originalità del suo messaggio, anche se appariva in controluce una contrapposizione con il giudaismo del suo tempo.
3) Sulla scia di tali premesse, prende avvio la tappa più recente della ricerca del Gesù storico, inaugurata dall’opera Jesus and the Judaism (1985) di E.P. Sanders e qualificata Third Quest (Terza ricerca). Pur in presenza di posizioni differenti, G. Segalla evidenzia le seguenti novità: «1. la varietà delle ricerche senza una matrice comune come la prima (razionalismo e positivismo storico) e la seconda (la teologia kerygmatica) e con una criteriologia pure varia; 2. il nuovo materiale fornito dalle fonti giudaiche, usato in senso positivo (plausibilità) invece che negativo (differenza); 3. la sicurezza che si può conoscere molto del Gesù storico, molto più che di altri personaggi famosi dell’antichità, e che ne vale la pena».(4) La terza ricerca non solo segnala l’intima relazione tra Gesù e il giudaismo, in virtù della quale si mostral’importanza del criterio di plausibilità o continuità storica, ma evidenzia, altresì, l’affidabilità storica dei Vangeli. Si può dire che, sebbene gli scritti neotestamentari non siano narrazioni storiche nel senso attuale del termine, quanto piuttosto professioni di fede nel Messia Risorto e che gli eventi della sua esistenza storica vengono riletti alla luce della Pasqua (e viceversa), ciò non toglie che un’analisi accurata può fornire solidi indizi di quello che fu il suo stile di vita, i suoi atteggiamenti, gesti e parole. Orizzonte, questo, decisivo per una riflessione cristologica.

3. Breve conclusione: Gesù è il Cristo

Il lungo percorso aperto dalla storia della ricerca su Gesù, porta a una conclusione: la formula primitiva “Gesù è il Cristo” non è un’invenzione dei primi cristiani per architettare la storia di una frode, ma la comprensione determinante della figura storica di Gesù, una personalità fuori dal comune, nel contesto della sua ebraicità. I Vangeli e gli scritti del Nuovo Testamento quando parlano di Gesù e della novità paradossale del Regno, lasciano emergere i tratti della sua personalità e del suo messaggio: l’assoluta libertà, la proclamazione dell’uguaglianza tra gli uomini, l’attenzione a coloro che vivono ai margini della cultura, della società, della religione, l’annuncio di un Dio-Padre, che oltrepassa qualsiasi idea di divinità statica e disinteressata del destino della storia. In tal senso, Gesù non è esauribile in una formula, né racchiudibile in uno schema interpretativo prestabilito. Ciò è evidenziato con insistenza e non senza qualche forzatura interpretativa, dalla Terza ricerca. Senza dubbio, però, questa è la conclusione più adeguata, perché sia il Cristo della fede sia il Gesù della storia sono difficilmente inquadrabili in una definizione chiusa all’ulteriorità della ricerca. «Agli albori del XXI secolo, la figura di Gesù continua a presentarsi per molti aspetti come un enigma che, forse, può essere decifrato soltanto se alla luce della storia sommiamo l’esperienza della fede, per poter confessare insieme e come i primi cristiani che “Gesù è il Cristo”, e chiamarlo “Gesù Cristo” ».(5)

Per approfondire

G. JOSSA, Dal Messia al Cristo, Paideia, Brescia 2000.
J. P. MEIER, Un ebreo marginale. Ripensare il Gesù storico 1. Le radici del problema e della persona, Queriniana, Brescia 2001.
G. SEGALLA, Sulle tracce di Gesù. La “terza ricerca”, Cittadella Editrice, Assisi 2006.

Note:

1. E. KÄSEMANN, Il problema del Gesù storico, in ID., Saggi esegetici, Marietti, Casale Monferrato 1985, 56-57.
2. J. DEN HEYER, La storicità di Gesù, Claudiana, Torino 2000, 36.
3. J. JEREMIAS, Il problema del Gesù storico, in ID., Gesù e il suo annuncio, Paideia, Brescia 1993, 29.
4. G. SEGALLA, La terza ricerca del Gesù storico e il suo paradigma postmoderno, in R. GIBELLINI (ed.), Prospettive teologiche per il XXI secolo, Queriniana, Brescia  2003, 228.
5. J. PELÁEZ, Un lungo viaggio verso il Gesù della storia, in J. J. TAMAYO-ACOSTA (ed.), 10 parole chiave su Gesù di Nazaret dalle ‘vite’ di Gesù al Gesù della ‘vita’, Cittadella Editrice. Assisi 2002, 103.