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La rilettura del simbolo di fede nella teologia del '900
di Carmelo Dotolo

1. Premessa

L'articolazione del tema può apparire improba ad una lettura teologica che intende tematizzare la centralità ermeneutica del simbolo della fede in ordine alla comprensione che esso offre al proprium del cristianesimo(1). In primo luogo, per un motivo diacronico, il quale detterebbe prudenza nel circoscrivere il perimetro epistemologico del tema in questione, bisognoso di differenti approcci come, ad esempio, la complessa vicenda ecumenica espressa nel cammino del Word Council of Churches(2), di cui non tratteremo nel nostro percorso tematico. In seconda istanza,   per una difficoltà sincronica, in quanto l'oggetto di analisi "simbolo della fede" assume i contorni di problema aperto in relazione ai presupposti teoretico-pratici con cui è stato letta e interpretata la sua funzione ecclesiale, la quale ha modulato l'avvertenza o meno della decisività del Simbolo per l'identità cristiana. Si comprende, pertanto, come sia differente l'ottica di approccio teologico-pastorale al Simbolo, soprattutto laddove è considerato come medium fidei o norma fidei o, in ultima istanza, misura orthodoxiae(3). A ben guardare, però, gli studi in proposito, si rileva come la preoccupazione maggioritaria nella teologia contemporanea sia stata quella di una riformulazione contenutistica del Credo(4). Almeno per un duplice motivo: il primo, per favorire una nuova recezione del Credo niceno-costantinopolitano da parte delle rispettive confessioni cristiane, nella necessità di riscoprire, come suggerisce K. Rahner, quell'elemento cristiano comune che ci rende cristiani della "terza confessione"(5); il secondo, nello sforzo teologico di creare le condizioni adeguate per offrire una appropriata semantica dell' actus fidei , sovente affetto da uno scollamento tra il detto e il vissuto. Senza dubbio, questa attenzione scaturisce da una rivalutazione dell'evento del credere nella sua globalità antropologico-esistenziale, tesa al fondamento del mistero della realtà che fa sporgere il comprendere oltre le pseudorassicuranti evidenze del fattuale(6).

  E' in questo quadro di riferimento essenziale che si colloca il nostro studio. L'attenzione principale è stata quella di cercare di cogliere l'intenzionalità profonda della natura del Simbolo, la cui forma originaria di domanda-risposta è qualcosa di più di una semplice metodologia comunicativa; esprime il dono di una verità e di un senso che chiamano l'uomo a volgersi dal problema al mistero della propria realtà. "Il contenuto della fede cristiana ha la sua inalienabile collocazione nel contesto della professione di fede, la quale, nella sua qualità di rinuncia e promessa, di con-versione, denota una svolta dell'essere umano verso un nuovo orientamento di vita"(7). Pertanto, se il credere si caratterizza fondamentalmente per la sua dimensione performativa ed illocutoria , legato all'evento della rivelazione-salvezza che funge da paradigma orientativo e da "centro vitale"(8), si comprende come   il movimento della professione della fede nella sua essenzialità, il symballein , si coniuga nel doppio genitivo soggettivo e oggettivo : mentre il primo esprime la decisività del movimento del credere in quanto evento relazionale, in cui il soggetto credente esprime la frammentarietà del suo percorso, ma anche la tensione in esso presente, il genitivo oggettivo indica la via di questo cammino, i dati fondamentali che scandiscono le tappe che concretizzano la storia della salvezza.

Alla luce di tali avvertenze, il campo di studi teologici degli anni '60-'80,   ha focalizzato la sua attenzione sulla istanza del genitivo soggettivo, cioè sulla necessità di consentire quanto meno una maggiore integrazione tra fede e vita. Scrive A. Dulles: "Nella forma, questo credo , dovrebbe presumibilmente essere meno dogmatico e liturgico, più personale e riflessivo, perché è soprattutto nella riflessione personale che si rivela la consapevolezza religiosa moderna"(9). E' in questi anni, in concreto, che è apparsa con insistenza l'interrogativo sulla importanza e l'opportunità di nuovi credo più rispondenti al cammino di fede dei singoli e delle comunità eclesiali, contemporaneamente alla   messa in discussione del valore formale del mantenimento giuridico di formule incapaci, se non addirittura inibenti, il dinamismo e la creatività della fede,   fino alla comparsa di vere e proprie Kurformeln(10). Un periodo, in definitiva, nel quale emerge una consapevolezza così espressa: "Il fatto che il credo sia venuto alla luce in un tempo particolare ed in una data situazione pone certamente ma non risolve   il problema se esso possa avere valore e rilevanza per le   altre epoche e per situazioni diverse"(11).


(tutto il testo è disponibile in formato pdf)

Note:
1. E' interessante notare come il Credo, quale formulazione veritativa della fede, in cui si da una strettissima connessione tra atto di fede e verità della fede stessa, appare come una peculiarità del cristianesimo, difficilmente analogabile con altre religioni. Cf   A.N. TERRIN, Il credo e l'atto di fede nelle religioni. Breve analisi linguistica e storico-comparata , Credere Oggi 73 (1993) 84-97.
2. Segnaliamo gli obiettivi e le condizioni fondamentali sottese al lavoro del Consiglio mondiale delle chiese: a) la comune confessione della fede apostolica; b) il reciproco riconoscimento ecclesiale di battesimo, eucaristia e ministero; c) l'organizzazione di strutture comuni per una medesima testimonianza cristiana e per un insegnamento autorevole. In tale contesto, è importante ricordare il documento della Commissione Fede e Costituzione, Confessing the One Faith. An Ecumenical Explication of the Apostolic Faith as it is Confessed in the Nicene-Constantinopolitan Creed (381) , Geneva 1991. Tra i principi ermeneutica programmatici, si evidenzia l'urgenza di rilevare le convinzioni di base della fede cristiana in relazione alla sfide della contemporaneità. Nella logica della verifica delle questioni ermeneutiche, L. SARTORI, Credere insieme: un bilancio prospettico , Credere Oggi 73 (1993) 98-109, evidenzia il dato che l'istanza di riferirsi al Credo comune non esclude la possibilità di " mirare ad una vera e propria costellazione di professioni di fede " in legame con il Credo antico quale misura e parametro. Cf anche A. BARBAN, Verso un a comune espressione della fede apostolica oggi. Presentazione e valutazione di « Confessing the One Faith », Ibidem , 37-49.
3. Si veda SEGRETARIATO GENERALE, Agitazione intorno alla confessione di fede , Concilium 6 (1970) 163-188.
4. Senza alcuna pretesa di esaustività rinviamo a: J. RATZINGER, Einführung in das Christentum. Vorlesungen   über das Apostolische Glaubensbekenntnis , München 1968; tr. it. Introduzione al cristianesimo. Lezioni sul simbolo apostolico , Brescia 1969; Das Glaubensbekenntnis ausgelegt und verantwortet vor den Fragen der Gegenwart , Hamburg 1972; tr. it. Il credo e la fede dell'uomo d'oggi , Brescia 1973; G. FERRARO, Il Simbolo della fede. Breve esposizione del Credo Niceno-Costantinopolitano , Roma 1980;   P. SCHAEFER, Introduzione al Credo , Brescia 1982; H. U. von BALTHASAR, Credo. Meditationen zum Apostolischen Glaubensbekenntnis , Freiburg-Basel-Wien 1989; T. SCHNEIDER, La nostra fede. Una spiegazione del Simbolo apostolico , Brescia 1989; B. FORTE, Piccola introduzione alla fede , Cinisello Balsamo 1992; H.KÜNG, Credo , Milano 1994;   B. SESBOÜÉ, Croire. Invitation à la foi catholique pour les femmes et les hommes du XXI e siècle , Paris 1999.
5. Scrive K. RAHNER, Terza confessione? Cristiani tra le chiese , in Nuovi Saggi VI, Roma 1978, 708-709: "il concetto di «terza confessione»...sta ad indicare quel grande e decisivo elemento comune in cui i cristiani delle varie confessioni e chiese oggi di fatto gia convergono, quando ognuno a suo modo confessa il Dio trino e Gesù Cristo come unico mediatore... L'elemento cristiano comune esiste davvero; esso ci unisce già ora; esso opera in noi tutti la salvezza per l'eternità e ci dona la forza di portare il peso di questo tempo". Si vedano anche le riflessioni presenti in Il pluralismo teologico e l'unità della professione di fede nella Chiesa , in Nuovi saggi IV, Roma 1973, 11-40.
6. Indicativo in tal senso è il testo di J. RATZINGER, Introduzione , 37-47. Significativo quanto scrive E. BISER, Svolta della fede. Una prospettiva di speranza , Brescia   1989, 77: "crediamo perché in nessun luogo come nell'atto della fede diveniamo consapevoli dell'utopia del nostro proprio esistere, della nostra innata vocazione a qualcosa di più grande di quanto abbiamo effettivamente raggiunto e siamo. Crediamo dunque perché dall'utopia della fede aspettiamo la risposta alla domanda che nooi non tanto poniamo quanto piuttosto rappresentiamo"
7. J. RATZINGER, Introduzione , 61.
8. K. LEHMANN, Presenza della fede , Brescia 1977, 197.
9. A. DULLES, Che cosa dovrà confessare un futuro credo ecumenico? Una risposta cattolica , Concilium 14 (1978) 124. Lo stesso autore rischia la proposta di un credo: "Noi crediamo che il mondo intero, quantunque ferito dal male e dal peccato, è opera del solo vero Dio, che continuamente lo sostiene e lo guida verso la meta professata. Noi crediamo che Dio ha benedetto il mondo con la presenza di Gesù, figlio suo e di Maria, che ha mostrato la strada della salvezza mediante la sofferenza e l'amore. Noi crediamo che Gesù Cristo Signore risorto continua la sua opera di salvezza mediante lo Spirito santo abbondantemente riversato sugli apostoli che erano con Pietro. Noi crediamo che la chiesa, sotto la direzione di guide apostoliche, raccoglie in unità i credenti di ogni parte del mondo come segno e anticipazione del veniente regno di Dio. Noi crediamo che tutti i credenti battezzati sono chiamati a condividere i compiti che Dio affida alla chiesa e a partecipare al Cristo vivente nel banchetto eucaristico. Noi crediamo che a tutti quelli che accettano la sua offerta di perdono e rispondono alla sua chiamata per un servizio nell'amore proclamata medinate Cristo e la Chiesa, Dio promette la vita eterna con i santi nella gloria. Amen" (127).
10. Preziosa documentazione in R. BLEISTEIN, Kurzformel des Glaubens , I. Prinzip einer modernen Religionspädagogik. Mit einem Beitrag von Karl Rahner; II, Texte, Würzburg 1977, a cui si aggiunga E.R. TURA, Con la bocca e con il cuore. Il credo cristiano oggi , Padova 1992. Per un inquadramento del problema del Credo nella sua pertinenza teologico-ecclesiale cf H. de LUBAC, La Foi Chrétienne. Essai sur la structure des Siymbole dés Apôtres , Paris 1969.   Utile è lo studio di D.K. O?VIRK, La Foi et le Credo. Essai théologique sur l'appartenance chrétienne , Paris 1995.
11. A. HERON, Carattere storicamente condizionato del credo apostolico , Concilium 14 (1978) 46.