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Lo specifico della carità cristiana. Elementi di riflessione
sull'essenza del cristianesimo.

di Carmelo Dotolo

1. Il significato di un avvenimento

«All'inizio dell'essere cristiano non c'è una decisione etica o una grande idea, bensì l'incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva» ( Deus caritas est , n. 1). Non c'è dubbio che questo sia l'orizzonte di riferimento essenziale per cogliere la novità del cristianesimo(1). Esso costituisce lo snodo determinante per leggere la specificità di un evento che inaugura una differente storia della relazione tra Dio e l'uomo, per il fatto che la relazione di Dio con l'uomo non è una ovvietà ma, al contrario, l'affermazione di un effettivo irrompere di Dio nella storia(2). La stessa accoglienza da parte dell'uomo costituisce una condizione importante per la sua comprensione, soprattutto perché è proprio della epifania del mistero il non rientrare nella serie delle cose possibili, ma il mostrarsi nella sua differenza e alterità. L'autocomunicazione interpersonale di Dio produce, dunque, una svolta nella ricerca del perché dell'esistenza, poiché non solo apre l'uomo alla possibilità di entrare nell'orizzonte di una relazione unica, ma lascia intravedere come tale prospettiva rappresenti il possibile esito della ricerca umana, il suo giungere a destinazione. Si potrebbe quasi affermare che la rivelazione solleciti l'uomo al coraggio della ricerca, mostrandogli che in essa è racchiuso il segreto di una differenza che rende la vita un'avventura inedita. E' su questa linea che la riflessione teologica del Novecento ha saputo individuare nel proprium della rivelazione l'esplicitazione di un presupposto: che l'uomo è interrogativo aperto, ma non la risposta, soprattutto nel momento in cui sono in gioco le questioni decisive per l'esistere stesso. La rivelazione non altera i percorsi investigativi della ragione umana, ma li integra nel vasto campo della verità dell'uomo e del mondo. «Le risposte implicite nell'evento della rivelazione sono significative soltanto nella misura in cui sono in correlazione con domande che riguardano l'intera nostra esistenza, cioè con domande esistenziali. Solo coloro che hanno sperimentato lo shock della transitorietà, l'ansietà con la quale prendono coscienza della loro finitudine e la minaccia del non-essere, possono capire che cosa significhi la nozione di Dio»(3).

Anzi, il vero problema che attraversa le diverse situazioni dell'esistenza è quello del senso(4). E' a questo livello che realtà quali felicità, amore, fallimento, dolore, morte diventano cifre dell'interrogarsi sul senso e sul non-senso della vita e configurano l'inquietudine radicale dell'uomo. E che l'interrogativo nasca in tali situazioni è perché in esse l'uomo può giungere alla salvezza della propria esistenza, proprio nel fare esperienza che senso e non-senso convivono nella fatica del quotidiano, in una storia che è essenzialmente determinata dalla libertà umana e dalla sua scelta di amare. La questione fondamentale sta, dunque, nella possibilità che l'uomo ha di dare un fondamento e una giustificazione alla sua libertà che, sovente, oscilla tra il desiderio di un progresso inesauribile e benefico e l'imprevedibilità della storia che sfugge ai programmi umani, lasciando tracce di regresso e di violenza. Difficile dire se questa esperienza globale di ricerca di senso apra o chiuda l'uomo all'incontro con Dio. E' certo che nella dinamica di ricerca si pone il problema di Dio che, se può essere compreso come il «"perché" ultimo imposto dal problema stesso dell'uomo»(5), lo è in virtù del fatto che Dio nel provocare la domanda si mostra come colui che ricerca e viene incontro all'uomo. Dio si rivela come Libertà trascendente e Futuro ultimo che dà origine alla speranza dell'uomo, suscitando quella libertà decisionale che rompe la piattezza dei giorni. La rivelazione non aliena l'uomo dalle sue responsabilità, né riduce la libertà, ma colloca l'uomo nella possibilità di rispondere e di essere aperto alla imprevedibile iniziativa di Dio, perché svela che libertà e speranza possono dare senso alla vita solo se non si ripiegano su se stesse, contraddicendo alla propria identità. Se il farsi incontro di Dio rende possibile la risposta alla sua autorivelazione, se la soggettività dell'uomo e il suo essere storico costituiscono dimensioni decisive per l'evento assolutamente gratuito dell'amore, ciò sta a significare che l'uomo è contrassegnato da un'apertura che configura l'eventualità dell'incontro con Dio come una possibilità reale e significativa per la sua identità. E' più di un'ipotesi, perché si affaccia come itinerario nell'avvenimento storico di Gesù Cristo che costituisce l'essenziale della verità di Dio e dell'uomo; «anzi, la verità nell'accoglimento della quale risiede l'unica possibilità di salvezza per il singolo. La rivelazione di Gesù è intesa realmente come "questione di vita o di morte": la decisione a suo favore è discriminante in termini assoluti»(6).


(tutto il testo è disponibile in formato pdf)

Note:

1. Cf. le annotazioni di K. LEHMANN , Dogmatica ecclesiale ed immagine di Dio ,
in J. RATZINGER (ed.), Saggi sul problema di Dio , Morcelliana, Brescia 1975, pp. 135-163.
2. Cf. A. DARTIGUES , La rivelazione dal senso alla salvezza , Queriniana, Brescia 1988, pp. 186-212; C. Z UCCARO , La vita umana nella riflessione etica , Queriniana, Brescia 2000, pp. 74-82; G. P ASQUALE , La storia della salvezza. Dio Signore del tempo e della storia , Paoline Editoriale Libri, Milano 2002, pp. 93-104.
3. P. TILLICH , Teologia sistematica I. Religione e rivelazione. L'essere e Dio , Claudiana, Torino 1996, p. 77.
4. Sono significative alcune riflessioni di K. RAHNER , Dio e rivelazione. Nuovi saggi VII, Paoline, Roma 1981, pp. 133-154.
5. J. ALFARO, Dal problema dell'uomo al problema di Dio , Queriniana, Brescia 1991, p. 22.
6. P. S EQUERI , La cattiva infinità della dialettica e la salutare finitezza della rivelazione , in E. G UERRIERO - A. TARZIA (edd.), L'ombra di Dio. L'Ineffabile e i suoi nomi , Paoline, Cinisello Balsamo 1991, p. 33.