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Teilhard de Chardin e il problema del male e della sofferenza
di Carmelo Dotolo

«Il faut absorber le mal dans un excès de fidélitè» (P. TEILHARD de CHARDIN, Être plus, Seuil, Paris 1968, 77).

1. Una questione marginale?
La questione del male e della sofferenza nella riflessione di Teilhard de Chardin, sembrano occupare un posto di secondaria importanza nel suo approccio antropologico, cosmologico e teologico e nell’impianto complessivo della sua opera. Sarebbe questa l’ipotesi (per certi versi non lontana dal vero), di coloro che, nell’approccio alla questione del male, non affrontano direttamente la posizione teilhardiana. Il motivo potrebbe risiedere nella fragilità teoretica delle teodicee, il cui tentativo di elaborare una giustificazione del male/sofferenza è sovente naufragato, falsificato con irrimediabile durezza dalle vicende drammatiche di violenza e oppressione che, specie nel XX secolo, hanno disincantato i processi di liberazione ed emancipazione. L’esito è stato quello di ritenere le argomentazioni filosofiche e teologiche inadeguate alla comprensione del male che erode motivazioni, congetture, teorizzazioni. Si comprende, di conseguenza, come la lettura religiosa e cristiana appaia, ai più, una costruzione fragile, pronta ad implodere con facilità di fronte all’urto del male e della sua irrazionalità.
Eppure, la provocazione lancinante che tali questioni pongono, non ha ricacciato il cristianesimo, secondo la lettura teilhardiana, in una zona di non-senso, ripiegato nell’afasia argomentativa, quasi impossibilitato a cercare di rendere ragione della sua ipotesi antropologica e cosmologica. Proprio la riflessione del gesuita francese, ha avuto il merito di aver iniziato ad operare una significativa reinterpretazione del cristianesimo, nell’ottica di un suo inserimento a pieno titolo nella storia e nell’affermazione della vita umana quale luogo specifico per la realizzazione del processo di maturazione del fenomeno cosmico e umano. In proposito, può essere utile l’indicazione del filosofo L. Kolakowski, il quale ritiene che il pensatore francese abbia operato una demistificazione critica della teodicea di stampo manicheo. Vale a dire, di quella tendenza a leggere in maniera oppositiva e negativa il mondo, l’uomo, l’al-di-qua, con la sua precaria ricerca di identità e senso. Anzi, ha saputo, coraggiosamente, incrinare una concezione di creazione non riuscita, che si rifrange sulla contraddittorietà della pretesa cristiana che oscilla tra l’accettazione positiva del mondo e la distretta di una realtà fallimentare. La riflessione teilhardiana opera, invece, un passaggio significativo: il mondo è la manifestazione di Dio, la sua maniera d’essere e l’uomo diviene centro e guida del muovere-verso l’unione col divino nel punto omega. In questo quadro, Dio non è un creatore per il quale l’esistenza del mondo rappresenti qualcosa di non-necessario e che al di fuori del mondo sia soddisfatto della sua autosufficienza e autosussistenza. Anzi, «un motivo per la creazione si può trovare soltanto se si assume che nel mondo da lui creato Dio stesso si sviluppi, cresce nel corpo del cosmo raggiungendo nell’umanità quel punto di coscienza che lo rende diverso da come era prima della creazione». La storia del mondo è, in sostanza, storia di Dio, suo processo di sviluppo.
Ma, allora, come spiegare il male e quale estraneo e imprendibile ruolo ha in un mondo che ad ogni stadio del suo sviluppo manifesta lo slancio dell’energia divina? Non appare l’insorgenza di tale eccesso un contraddittorio nella elaborazione del milieu divino, un sorta di irrimediabile decostruzione dell’idea di Dio e delle sue caratteristiche? Di fatto, la maggior parte dei lettori del sistema di pensiero teilhardiano, ritiene che la tematizzazione della questione del male non si discosti più di tanto dalla classica argomentazione della teodicea classica. Del male si rende conto, presentandolo come danno inevitabile, ma indispensabile «all’equilibrio dell’insieme, alla legge del contrasto o al principio della necessità intrinseca».

(tutto il testo è disponibile in formato pdf)